Stop n. 7

"Ramo Bobore"

Siamo a un punto importante della grotta (non che gli altri non siano), come possiamo vedere la larghezza si amplia di molto, quasi il doppio della larghezza media e sulla volta si affacciano dei “buchi neri”. Questo
avviene perché il sistema di faglie inverse (secondo alcuni autorevoli pareri un vero e proprio
sovrascorrimento) N-S incrocia una famiglia di faglie con direzione SW-NE. Questo fa si che il processo carsico sia amplificato, le acque, infatti, hanno maggiori superfici di discontinuità lungo le quali incidere e infatti i “buchi neri” non sono altro che dei rami antichi, cioè preesistenti a quello che stiamo percorrendo.
L’esistenza di vecchi paleo livelli è stata sempre ipotizzata (e sognata) dagli speleologi ma è negli anni 90 che l’esistenza è stata accertata. Infatti un’arrampicata su una colata ha permesso di risalire, in totale più di cento metri rispetto al piano stradale, fino a dei sistemi soprastanti con un livello di gallerie a circa 40 metri rispetto alla quota dove siamo. Il ramo consiste in un ampio condotto che si sviluppa in direzione SW molto ben concrezionato che presenta sia concrezioni di ambienti subacquei che paleo livelli di scorrimento e ancora depositi alluvionali della stessa natura di quelli visti all’ingresso fossile di Su Stampu ‘e Pireddu. Questo ci testimonia l’esistenza del corso d’acqua a livelli ben più alti dell’attuale e testimonia che l’attuale grotta è l’evoluzione gravitazionale di un sistema notevolmente più antico. Verso l’alto sono stati risaliti degli spettacolari pozzi che però chiudono irrimediabilmente, mentre verso SW la chiusura avviene per concrezionamento. Adesso l’accesso avviene lungo il condotto in risalita che si nota sul fondo della parete Est. Il ramo fu stato dedicato al padre di Gianfranco Fais che fu uno degli esploratori.