Le condizioni di deposizione si realizzano solo quando è incontrato un ostacolo per cui il moto dell’acqua
passa da laminare a turbolento, rendendo più facile la diffusione della CO2 e conseguentemente aumentando localmente la sovrasaturazione. In questo modo si formano delle barriere o dighe di concrezione che consentono al loro interno di contenere degli specchi d’acqua quasi fermi. Dato che la superficie è generalmente inclinata, l’evoluzione porterà a formare una serie digradante di vasche di dimensione e profondità assolutamente variabile.
Va da ultimo notato come la superficie sommitale di ogni vasca possa essere semplicemente semicircolare
o avere più convoluzioni. Questo dipende esclusivamente dal tipo di alimentazione che le genera: se l’energia dell’acqua è elevata allora la loro forma sarà semplice, se viceversa il flusso idrico sarà lento la loro struttura tenderà a complicarsi.
Nella Grotta di San Giovanni i principali gruppi di vasche sono caratterizzate da forme assolutamente semplici e questo è dovuto al regime torrenziale che caratterizza la cavità con un periodo (delle piogge) in cui abbiamo una grande quantità di acqua che si scarica rapidamente al suo interno per poi lasciare il campo a lunghi periodi di completa assenza di alimentazione.
In questi periodi l’acqua delle vasche, invece di tracimare, evapora all’interno delle medesime dando luogo alla formazione di coralloidi subacquei e a calcite flottante.
In alcuni diverticoli laterali e soprattutto nella vasta area a sinistra prima di raggiungere l’ingresso alto si
trovano comunque anche basse vasche con le pareti molto convolute, adesso completamente fossili.