La parte superiore di Sa Trona è piatta e il suo accrescimento avviene sul piano orizzontale. Questo è dovuto al fatto che l’alimentazione stessa non è concentrata puntualmente all’apice di una stalattite centrale (come avviene nel caso normale di stalagmiti alimentata da una goccia o poche gocce concentrate) ma è diffusa in maniera equivalente su un’area subcircolare abbastanza vasta e ancora alla discreta altezza di caduta dell’acqua di alimentazione che all’impatto si appiattisce con rimbalzi radiali, a questo è da aggiungere la frequenza di stillicidio che, in periodo di precipitazioni, diventa una vera e propria cascata. L’altezza imprime anche un meccanismo di “schiacciamento” dei microcristalli e questo ha favorito l’accrescimento planimetrico.
Questo particolare tipo di alimentazione è la conseguenza diretta della forma del baldacchino superiore
(semicircolare) che causa quindi il massimo del gocciolamento lungo una semicirconferenza, che corrisponde appunto alla superficie apicale piatta della stalagmite.
Sul lato sinistro della stalagmite si può notare un bel gour con la superficie esterna crenulata da microgours ricoperti da calcite microcristallina che rifrangendo la luce crea un affascinante spettacolo di brillii oscillanti.
Questo tipo di concrezionamento è dovuto al fatto che nel luogo vi è una forte evaporazione dovuta alla
presenza abbastanza comune di forti correnti d’aria: l’evaporazione a volte totale dell’acqua di percolazione è la responsabile dell’evoluzione di una simile concrezione.
Veniamo al cambio di direzione, come già detto la grotta, si è evoluta per causa di numerose faglie inverse e sovrascorrimenti. Sul rilievo di M.te Acqua sono presenti estesi affioramenti di quarzite. L’abbondante
presenza di queste quarziti, chiaramente impostate lungo i principali lineamenti strutturali, è legata
all’intensa tettonizzazione dell’area intorno alla Grotta di San Giovanni, con l’accavallamento
soprannominato e le numerose faglie, e la conseguente compressione e parziale dissoluzione dei carbonati.
Uno di questi corpi quarzosi è proprio il caso della parete sinistra, uno specchio di faglia costituito da quarzite che, vista la sua grande resistenza sia all’erosione sia alla corrosione carsica, ha caratterizzato in modo particolare l’evoluzione geomorfologica del tratto meridionale della cavità: il fiume, di fatto, in
corrispondenza di quest’affioramento descrive una stretta curva di 150° per aggirare l’ostacolo e riprendere la direzione N-S nell’ultimo tratto di grotta. Seguendo la parete notiamo che in fondo è presente un grande deposito di concrezioni, è verosimile che in quella direzione esistesse un ramo di grandi dimensioni, visto l’imponenza delle concrezioni, e che è stato occluso dai depositi.
Davanti a noi si trova un grosso crostone stalagmitico che è stato sezionato in parte naturalmente dall’azione del torrente sotterraneo e in parte dall’uomo nel momento in cui è stata realizzata la strada. Questo crostone è un relitto del pavimento concrezionato che un tempo ricopriva tutta la grotta e che in tempi successivi, a seguito dell’aumentato potere erosivo delle acque del fiume è stato in gran parte smantellato nella sua porzione centrale.
L’osservazione di dettaglio della sezione di questo speleotema evidenzia cicliche alternanze di periodi di
maggiore concrezionamento con la formazione di strutture ben laminate a periodi di apporti clastici e/o di
erosione-ridissoluzione.
In un caso è anche ben visibile la sezione di una vasca contente alcune decine di pisoliti, che sono state
cementate e fossilizzate In altri punti la presenza di colorazioni grigio metalliche, suggerisce la presenza di
mineralizzazioni secondarie probabilmente non banali, ancora da studiare.